Sono migliaia gli italiani che soffrono di ansia e depressione più o meno grave, decine di milioni in tutto il mondo, condizioni da non sottovalutare a lungo termine. Per questo negli ultimi tempi molte ricerche si stanno concentrando sul metodo per combatterle, e quasi tutte portano alla stessa conclusione: la migliore terapia è il movimento.

Le statistiche internazionali dimostrano che nel mondo occidentale più del 40% della popolazione assume in modo continuato o sporadico ansiolitici, cioè quei farmaci che agiscono su una particolare alterazione del proprio benessere psichico definita ansia.

Quest’ultima è un evento emotivo comune e come tale costituisce spesso una normale risposta alle varie vicende della vita. Ad esempio, un lieve stato ansioso accompagna tutti coloro che devono affrontare un esame e può essere di stimolo a una migliore preparazione e a maggiore impegno; ciò sta a significare che siamo pronti a combattere contro le eventuali avversità e il nostro organismo risponde allertandoci. Lo stesso vale per un incarico impegnativo dove una lieve ansia permette di affinare le nostre capacità e di essere più recettivi.

Il passaggio allo stato successivo, cioè l’ansia conclamata, è invece una forma patologica che può interferire in modo più o meno pesante: lo studente potrebbe perdere concentrazione e memoria, il dirigente avere reazioni non consone al suo ruolo. La parola ansia ha un significato preciso in medicina e viene intensa come l’esito di un conflitto dell’Io, cioè tra ciò che siamo e quello che vorremmo essere. Nella maggioranza dei casi i disturbi derivanti da questa conflittualità sono momentanei e si risolvono spontaneamente, specie quando la nostra psiche raggiunge un suo equilibrio e la nuova situazione comportamentale diventa parte normale del nostro vivere. Quando però questo evento emotivo perdura nel tempo tende a consolidarsi e a diventare sproporzionato rispetto alla causa che lo ha generato. Generalmente i segni di quella che definiremmo ansia semplice si manifestano in diversi modi: senso di affaticabilità, incapacità a rilassarsi, irrequietezza, facilità a spaventarsi e, nei casi più accentuati, con fini tremori passeggeri. Vi è sudorazione, specie al palmo delle mani, battito cardiaco accelerato, iniziali formicolii agli arti, tecnicamente chiamate parestesie, sensazione di nodo alla gola, di blocco “alla bocca dello stomaco”, senso di fatica respiratoria a riposo; il volto spesso può arrossarsi o al contrario impallidire. A questo si aggiunge un vago senso di paura per eventuali eventi spiacevoli per sé e per gli altri e una strana fretta di concludere ciò di cui si sta occupando. Infine vi è un costante stato di vigilanza e allarme che si manifesta con una apparente iperattenzione che in realtà esita in minore concentrazione, maggiore distrazione, impazienza e qualche modesto disturbo del sonno.

Le Endorfine

Le ricerche hanno individuato nel nostro cervello dei recettori specifici per l’emotività: su questi vanno a incidere in modo benefico le endorfine, quelle sostanze oppiodosimili che noi stessi produciamo e che agiscono sul senso di benessere, sono in grado di agire come calmanti naturali per il nostro cervello, oltre a permetterci di dormire meglio favorendo il sonno.

I Farmaci

La farmacologia mette a punto sempre nuove molecole che dovrebbero agire su alcuni neurotrasmettitori aumentando la tolleranza allo stress o eliminando gli effetti dello stesso. La categoria più importante sono le benzodiazepine, che risultano essere una tra le classi merceologiche farmaceutiche più vendute in tutto il mondo.

In generale il disturbo ansioso viene curato appunto con la somministrazione di piccole quantità di queste benzodiazepine per periodi più o meno lunghi, tentando il prima possibile la sospensione delle stesse perché si è visto che può insorgere una dipendenza da queste molecole. Consensualmente si cerca di eliminare o modificare la causa ansiogena ma dato che il più delle volte ciò non è possibile, il medico cerca di individuare altri mezzi che incidano positivamente sulla risoluzione dei disturbi o li diminuiscano al massimo. Sono le cosiddette norme igienico-comportamentali: non fumare, non bere alcolici, nutrirsi in modo regolare, rispettare il ritmo sonno-veglia e non ultima l’attività fisica.

Le ultime ricerche

I ricercatori hanno esplorato un’altra ipotesi che spiegherebbe come l’attività fisica possa aiutarci a migliorare il nostro rapporto con l’ansia: l’esercizio fisico gioca u ruolo fondamentale come antinfiammatorio e anti-O&NS (ossidative and nitrogen stress), che, in particolare quest’ultimo fattore, giocano un ruolo fondamentale negli stati di ansia.

Non soltanto una disciplina ginnica agonistica, ma basta correre al parco, praticare lo yoga, il nuoto o qualsiasi attività che faccia muovere il corpo.

A stabilirlo una volta per tutte è una ricerca condotta in Norvegia su 40 mila persone e pubblicata sul British Journal of Psychiatry, la quale spiega come un’attività fisica fatta durante le ore libere possa dimezzare il rischio di contrarre ansia e depressione in persone senza disturbi di altra natura. Questi problemi infatti sono esclusivamente di natura psicologica, e possono così ricadere sulla vita sociale, sull’umore, e purtroppo anche comportare conseguenze rilevanti sul fisico.

Carlo Altamura, docente ordinario di psichiatria all’Università di Milano, ha spiegato la ricerca al Corriere della Sera:

Gli effetti benefici dell’attività fisica nei confronti dei disturbi ansioso-depressivi sono legati principalmente a due meccanismi: da una parte l’esercizio aiuta a scaricare la tensione muscolare che dà una sensazione di malessere al soggetto (tra le attività più utili a questo scopo rientrano, per esempio, lo yoga e il nuoto), dall’altro stimola la produzione di endorfine, sostanze che promuovono una sensazione di benessere con il risultato di finale di migliorare l’umore e ridurre lo stress.

Ma la ricerca ha sottolineato un aspetto interessante. L’attività fisica non ha effetti positivi sempre e comunque, ma soltanto nel tempo libero:

Quando ci si esercita nell’orario lavorativo non si riesce mai a staccare la spina in modo completo e quindi viene meno l’effetto rilassante dell’attività fisica. Meglio ritagliarsi un po’ di tempo da dedicare allo sport quando si lascia l’ufficio alla spalle

ha concluso l’esperto.

I benefici dell’attività fisica corretta

L’allenamento in palestra diventa molto importante per combattere in modo efficace i disturbi minori dell’ansia semplice: dovrà essere quindi rivolto a migliorare la compliance cardiovascolare dando spazio all’allenamento aerobico da 30 min. 3-5 volte a settimana, curando in special modo la respirazione. L’individuo ansioso tende a iperventilare e quindi per una indotta alcalosi sanguigna può facilitare l’insorgenza di quei disturbi citati prima. Il portare rapidamente il cliente a un condizionamento ottimale, per cui la frequenza cardiaca e quella respiratoria non salgono troppo rapidamente durante la fatica è si uno degli elementi chiave per l’efficacia della prestazione, ma è anche un modo indiretto per combattere i disturbi neurovegetativi. Inoltre il fatto di acquistare tolleranza alla fatica fa si che eventuali tachicardie o altro possano essere vissuti come fatti legati all’attività fisica e non a “disturbi” e quindi acquisiti come normali reazioni del nostro organismo e non più sgradevoli effetti dell’ansia.

Bisogna evitare allenamenti che prevedano nei primi tempi, esercizi massimali o serie che portino all’esaurimento muscolare dato che possono scatenare per azione riflessa reazioni collegabili con l’ansia. Va tassativamente evitato, nei primi tempi, l’accesso alla sauna e al bagno turco che, per la situazione di microclima e la ristrettezza dell’ambiente, possono indurre crisi d’ansia: al contrario, dopo opportuno condizionamento, questi stessi ambienti possono avere in alcuni soggetti un’azione distensiva e tonificante.

 

BIBLIOGRAFIA

S. Busin, A. Gnemmi , N. Nicosia, C. Suardi, S. Zambelli, F. C. Hatfield: Fitness la guida completa. Ed. Club Leonardo 2004.

FONTI:

http://www.iobenessere.it/ansia-allenamento/

Ansia e depressione: niente medicine, solo movimento